CENNI STORICI SULLA DIOCESI DI LIPARI 

 

Le sette Isole Eolie costituivano una diocesi con sede vescovile sin dalle origini del cristianesimo e fino al 1986. Il primo vescovo di Lipari sarebbe stato Sant’Agatone che, nel 264, accolse il corpo dell’apostolo Bartolomeo, giunto miracolosamente sull’Isola attraverso il mare.

Da allora i liparesi considerarono San Bartolomeo loro patrono, oltre alla Vergine e a S. Agatone stesso.

 

Ad attestare l’antichità della Chiesa liparese sono alcune evidenze archeologiche: epigrafi funerarie degli inizi del V secolo e la presenza di un vescovo a partire dal 501.

Tra il VI e il IX secolo monaci ed eremiti trovarono rifugio nell’arcipelago e uno di essi pare fosse testimone della morte del re degli ostrogoti Teodorico (526 d.C.)

 

Nel corso del IX secolo anche Lipari, come il resto della Sicilia, subì la conquista musulmana, con un primo assalto nell’838, che segnò la fine della dominazione bizantina.

 

Con l’occupazione musulmana l’arcipelago eoliano subì un progressivo spopolamento, malgrado fosse rimasto uno scalo commerciale abbastanza frequentato che, con l’avvento dei Normanni agli inizi dell’XI secolo, godette di un’ulteriore rinascita.

 

Il conte normanno Ruggero fondò a Lipari - tra il 1072 e il 1081 - un monastero benedettino, di cui sopravvive lo splendido chiostro, e che qualche anno più tardi papa Urbano II decise di dichiarare soggetto alla Sede Apostolica.

Si susseguirono poi giurisdizioni di angioini, aragonesi, sovrani napoletani, fino a quando, nel 1399, papa Bonifacio IX rese la Diocesi di Lipari autonoma e soggetta solo a Roma.

 

Anche l’episcopato delle Eolie subì nel 1544 l’incursione turca del pirata Ariadeno Barbarossa, ricordata come ‘la ruina’, con la deportazione di circa ottomila liparesi, un colossale incendio dell’abitato sopra e sotto il Castello, la distruzione dei luoghi di culto con la relativa perdita di tutti i documenti d’archivio precedenti a questa data.

Lipari seppe riprendersi in breve tempo anche grazie all’imperatore Carlo V e a papa Paolo III, che attesero alla costruzione dell’imponente cinta muraria ancor oggi esistente e alla riattivazione dei luoghi di culto.

 

A Lipari il 1600 fu segnato da un clima di grande fervore religioso che, alimentato dallo spirito del Concilio di Trento, portò a moltiplicare nelle chiese i decori e le immagini oggetto di venerazione.

Grande impulso ricevette pure la devozione alla Vergine Maria alla quale, nel 1681, risultavano dedicate ventitré su trentotto, tra chiese e cappelle.

Tra la fine del ‘500 e gli inizi del ‘600 erano giunti a Lipari i Frati Minori e i Frati Cappuccini che presero dimora sulla Civita e nella città bassa, accanto all’attuale cimitero.

 

Nel 1672, mentre imperversava una tremenda carestia, giunse provvidenzialmente a Lipari un vascello carico di frumento e i liparesi attribuirono ciò alla miracolosa intercessione di S. Bartolomeo; così tale evento venne commemorato nel 1930 con la realizzazione dell’artistico Vascelluzzo: un reliquiario a forma di barca in oro e argento nel quale si conserva un frammento della pelle del Santo Apostolo.

 

Un altro intervento miracoloso attribuito a S. Bartolomeo si verificò in occasione del terremoto che nel 1693 devastò parte della Sicilia orientale ma che a Lipari non ebbe gravi conseguenze e in gratitudine del quale in Cattedrale venne fatto erigere un altare a lui dedicato mentre nel 1728, venne realizzata una grande statua in argento che lo ritrae.

 

L’incremento demografico successivo al sacco turco del 1544 segnò un’espansione territoriale che causò scontri tra potere vescovile e la Regia Monarchia di Palermo sfociando nel 1711 nella celebre ‘controversia liparitana’.

 

Agli inizi dell’800 la scomparsa di incursioni pirata agevolò i traffici di Lipari con i porti tirrenici e le Eolie vennero a trovarsi al centro di una rete di relazioni economiche che dettero un progressivo slancio all’economia locale con rinnovate attività industriali, come la raccolta e la lavorazione dello zolfo e dell’allume, e soprattutto l’estrazione della pomice, che assunse piena fisionomia industriale a partire dal 1884.

 

La Cattedrale venne dotata nel 1913 di una scalinata che tuttora si apre dinanzi al suo prospetto principale.