Pomice: VIAGGIO ALL'INFERNO (ULTIMA PARTE)
Citazione da: Giuseppe Di Perri- La silicosi nei lavoratori dell'industria della pomice di Canneto-Lipari
“Qui un operaio della pomice è considerato come un qualunque arnese di lavoro, pochissimo valutato anche quando è in piena effícienza di rendimento e poi abbandonato al suo destino e messo da parte come un limone spremuto quando non è più in grado di rendere.[...]
Sul lavoro gli operai bevono una sospensione di polvere di pomice in acqua piovana. E giacché ci troviamo in argomento volete sapere come si alimenta il nostro operaio? La mattina parte da casa e compra due filoni di pane, quattro o cinque pomidoro o albicocche o un cetriolo o un grappolo d'uva: i più fortunati, e quando possono concedersi questo lusso, comprano anche 50 grammi di mortadella e di formaggio e con questa provvista fanno due pasti: la sera tornano a casa e mangiano uno o due piatti di minestra o di minestrone; e per dopo? La misericordia di Dio che li tiene in piedi. Raramente vino perché costa troppo e rarissime volte all'anno vedono la carne perché col salario che percepiscono non è concepibile che possano nutrirsi né meglio né di più. Sapete qual'è il salario di una giornata che in genere oltrepassa sempre le otto ore e per un uomo nel pieno rendimento? Da cinque a seicento lire. I giovani di età inferiore ai 21 anni percepiscono un salario intorno alle 400 lire, le donne 250 lire. Calorie giornaliere? Si e no i due terzi di quello che sarebbe il fabbisogno minimo. Eppure disciplinatamente e più che con disciplina con rassegnazione al loro triste destino, questi operai compiono il loro logorante lavoro e pur fiaccati tirano sempre avanti, fino all' estremo limite delle loro energie. Intanto sanno di essere degli sfruttati e odiano: odiano sino al parossismo. Ma non osano ribellarsi perché temono di essere licenziati dal lavoro e questa preoccupazione li avvilisce e li costringe a sopportare l'insopportabile. I bambini sono tutti macilenti, linfatici, mal nutriti e mal vestiti; e se non è successo di molto peggio si deve agli incalcolabili aiuti che la popolazione ha ricevuto dai parenti residenti in America e in Australia, ed alle provvidenze dei diversi Enti Assistenziali”
“Qui un operaio della pomice è considerato come un qualunque arnese di lavoro, pochissimo valutato anche quando è in piena effícienza di rendimento e poi abbandonato al suo destino e messo da parte come un limone spremuto quando non è più in grado di rendere.[...]
Sul lavoro gli operai bevono una sospensione di polvere di pomice in acqua piovana. E giacché ci troviamo in argomento volete sapere come si alimenta il nostro operaio? La mattina parte da casa e compra due filoni di pane, quattro o cinque pomidoro o albicocche o un cetriolo o un grappolo d'uva: i più fortunati, e quando possono concedersi questo lusso, comprano anche 50 grammi di mortadella e di formaggio e con questa provvista fanno due pasti: la sera tornano a casa e mangiano uno o due piatti di minestra o di minestrone; e per dopo? La misericordia di Dio che li tiene in piedi. Raramente vino perché costa troppo e rarissime volte all'anno vedono la carne perché col salario che percepiscono non è concepibile che possano nutrirsi né meglio né di più. Sapete qual'è il salario di una giornata che in genere oltrepassa sempre le otto ore e per un uomo nel pieno rendimento? Da cinque a seicento lire. I giovani di età inferiore ai 21 anni percepiscono un salario intorno alle 400 lire, le donne 250 lire. Calorie giornaliere? Si e no i due terzi di quello che sarebbe il fabbisogno minimo. Eppure disciplinatamente e più che con disciplina con rassegnazione al loro triste destino, questi operai compiono il loro logorante lavoro e pur fiaccati tirano sempre avanti, fino all' estremo limite delle loro energie. Intanto sanno di essere degli sfruttati e odiano: odiano sino al parossismo. Ma non osano ribellarsi perché temono di essere licenziati dal lavoro e questa preoccupazione li avvilisce e li costringe a sopportare l'insopportabile. I bambini sono tutti macilenti, linfatici, mal nutriti e mal vestiti; e se non è successo di molto peggio si deve agli incalcolabili aiuti che la popolazione ha ricevuto dai parenti residenti in America e in Australia, ed alle provvidenze dei diversi Enti Assistenziali”
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