Lipari: I particolari sul ritrovamento archeologico. Gullo entusiasta
Tre basi di colonnato del periodo dorico, sepolti per millenni in fondo al mare della rada di Sottomonastero, potrebbero riscrivere la storia di Lipari o almeno di una parte di essa. Ne è fermamente convinto il direttore del Museo archeologico eoliano di Lipari Riccardo Gullo che da ieri, intorno alle 14, è diventato il “custode” dei tre preziosi reperti ripescati nel mare di Lipari nella zona in cui si stanno effettuando i lavori di dragaggio dei fondali per le opere di prolungamento e messa in sicurezza del molo. Un recupero “tormentato”, che ha rischiato di dipingersi di giallo, in quanto la ditta Scuttari, dopo aver recuperato(giovedi pomeriggio) dai fondali i tre mastodontici reperti, non ha provveduto ad informare tempestivamente le autorità competenti tenendoli a bordo del pontone, sebbene in vista, sino a quando Maurizio Turcarelli un giovane vigilantes eoliano incuriosito da quelle “pietre” non ha allertato il direttore del museo. Immediatamente si sono attivate le procedure del caso, il dottore Gullo ha visionato le tre basi (inizialmente si è parlato di capitelli), sull'isola sono sbarcati esperti della Sovrintendenza del mare, i carabinieri hanno provveduto ad ascoltare chi si trovava a bordo del pontone e, ovviamente, sono stati predisposti tutti gli accertamenti del caso nell'area di Sottomonastero dove sono stati “ripescati”. Accertamenti che proseguiranno con l'immersione di sub della Sovrintendenza del mare e con l'ausilio di apposite apparecchiature atte(ad esempio magnetometri) ad individuare la presenza sotto la sabbia di ulteriori reperti. Un controllo della sabbia dragata che si trovava ancora a bordo del pontone ha permesso inoltre il ritrovamento di una serie di frammenti archeologici risalenti a periodi diversi. “L'area dove si trovavano i reperti- ci ha dichiarato il dott. Gullo- rientra nella fascia dove si trovava l'antico porto greco di Lipari ma tutto lo specchio acqueo che si dirama da Marina Lunga verso Capistello è chiaro che si trovava al centro di un notevole transito di imbarcazioni. Resta da capire, oltre a cosa c'è ancora in fondo al mare, come queste mastodontiche basi siano finite li. Tra le ipotesi che possono essere state realizzate nella zona e poi, per motivi diversi, scivolate in mare. Effettueremo in tal senso con il materiale roccioso adiacente e ciò ci consentirà di capire se anticamente vi era in zona una cava. Se poi- continua Gullo- accerteremo che provenivamo dall'esterno dovremo capire a cosa erano destinati. Anche partendo dal fatto che le loro imponenti dimensioni fanno pensare che fossero destinati ad un momumento, ad una struttura mastodontica della quale nell'isola non si hanno, in atto riscontri. Le opportune verifiche e i relativi esami ci permetteranno quanto meno di aggiungere un ulteriore tassello a quella che è stata la Lipari classica, a fare altre conoscenze. Per adesso- ha concluso Riccardo Gullo- li posizioneremo, rendendolo non appena possibile fruibili ai visitatori, nello spazio retrostante il vecchio ostello dove abbiamo intenzione di realizzare un giardino mediterraneo archeologico”.
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