Sottomonastero: La messa in sicurezza "contestata"
Anche il prolungamento del molo nel porto commerciale di Sottomonastero a Lipari, da realizzarsi nell'ambito della messa in sicurezza delle strutture portuali eoliane, sembra destinato ad incontrare ostacoli. Così come accaduto per Marina Corta (dove a seguito di forti contestazioni dei pescatori venne leggermente spostato il primo cassone del prolungamento) il progetto redatto dal Genio civile opere marittime è già al centro delle contestazioni di chi con il mare ci vive ed opera e anche di chi risiede e lavora nella via sottostante il molo.
Il prolungamento che dovrebbe svilupparsi per 110 metri, partendo dal molo dove oggi approda la nave dei rifiuti(in evidenza nella foto) in direzione porto Pignataro, non viene assolutamente ritenuto idoneo poichè si finirebbe per “ingabbiare” al suo interno il mare, creando, in caso di condizioni meteomarine avverse, una specie di effetto “mulinello o vortice” che avrebbe, secondo i contestatori ripercussioni non solo sull'attività marittima ma anche nell'agibilità delle zone limitrofe che già adesso vengono invase da acqua salmastra in occasione di particolari condizioni meteomarine. L'ideale- sempre secondo i lupi di mare liparesi e alcuni professionisti che operano sul mare- sarebbe realizzare il prolungamento spostandosi di una ventina-trentina di metri rispetto al progetto attuale, in direzione dell'attuale pontile a giorno utilizzato per l'approdo di aliscafi e catamarani. E' chiaro che, rispetto a Marina Corta, non si tratta di un lieve spostamento ma di una modifica più che consistente. Quel che ci si augura è che, prima che inizino I lavori si avvii un confronto costruttivo, rispettoso delle professionalità di ognuno ma che tenga conto anche delle aspettative e delle conoscenze di chi queste isole le vive. Non mancherà, in questo senso, ovviamente per quanto possibile, l'impegno e la mediazione(così come già avvenuto per Marina Corta) del sindaco Mariano Bruno proteso, come è logico e come ha sempre evidenziato, a realizzare strutture realmente al servizio della collettività.
Una opera “morta” o, addirittura, peggiorativa della situazione attuale non serve a nessuno.
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