CIAO BARTOLUZZO! DA IERI UN MANDOLINO SUONA IN CIELO
Da ieri sera un mandolino suona negli immensi spazi del cielo. A suonarlo, con la maestria di sempre, è Bartoluzzo Ruggiero.
Bartoluzzo che, per chi crede, ha concluso il suo viaggio terreno. La terra, l’arcipelago più nello specifico, ha perso un personaggio sicuramente unico. Unico dal punto di vista umano e professionale, unico nell’affrontare la vita e quanto questa nel bene e nel male riesce a dare.
Bartoluzzo è stato uno dei personaggi di queste isole. Con il suo mandolino e le sue canzoni è stato l’ambasciatore(non sempre ripagato come avrebbe meritato) dell’eolianità e dell’orgoglio di esserlo in Italia e all’estero.
Dall’età di 14 anni quando ha imparato a fare “cantare” il mandolino non ha mai smesso di suonare. Ha suonato per tutti e dappertutto: per la povera gente e per i personaggi famosi; nelle feste di piazza alle grandi platee; dalla piccola Alicudi all’immensa Australia.
Un piccolo grande uomo che ha lasciato il segno del suo passaggio.
Un piccolo grande uomo che ha lasciato il segno del suo passaggio.
E oggi nel ricordarlo, e stringermi affettuosamente attorno ai figli, alla moglie e ai parenti, voglio farlo con un brano tratto da “Fahrenheit 451”, romanzo di fantascienza scritto dall’americano Ray Bradbury.
Ognuno deve lasciarsi qualcosa dietro, quando muore
Ognuno deve lasciarsi qualcosa dietro quando muore,
diceva sempre mio nonno: un bimbo o un libro o un
quadro o una casa o un muro eretto con le proprie mani
o un paio di scarpe cucite da noi. O un giardiano piantato
col nostro sudore.
Ognuno deve lasciarsi qualcosa dietro, quando muore
Ognuno deve lasciarsi qualcosa dietro quando muore,
diceva sempre mio nonno: un bimbo o un libro o un
quadro o una casa o un muro eretto con le proprie mani
o un paio di scarpe cucite da noi. O un giardiano piantato
col nostro sudore.
Qualche cosa insomma che la nostra mano abbia toccato, in modo che la nostra anima abbia dove andare quando moriamo, e quando la gente guarderà l’albero o il fiore che abbiamo piantato noi saremo là.
Non ha importanza quello che si fa, diceva mio nonno, purchè si cambi qualche cosa da ciò che era prima in qualcos’altro che porti poi la nostra impronta.
La differenza tra l’uomo che si limita a tosare un prato e un vero giardiniere sta nel tocco, diceva. Quello che sega il fieno poteva
anche non esserci stato, su quel prato: ma il vero giardiniere vi resterà per tutta la vita.
CIAO BARTOLUZZO E GRAZIE
anche non esserci stato, su quel prato: ma il vero giardiniere vi resterà per tutta la vita.
CIAO BARTOLUZZO E GRAZIE
Chi volesse ricordare Bartoluzzo da queste pagine anche con un breve pensiero può farlo attraverso la mail ssarpi@libero.it
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